Raku
«[Adriano Leverone, ndr] nasce ceramista. Ricordo quando tanti anni fa, affascinata, andavo ad assistere alle sue dimostrazioni di raku, arte giapponese per la ceramica, in cui si cuociono le sculture e lui, vulcano alchimista, lavorava in silenzio estatico, incantando i presenti. Al miracolo dell’uscita di un nuovo capolavoro, tutti a vedere cosa sarebbe uscito fuori da quella massa incandescente che Adriano con delle apposite pinze estraeva dalla pancia del ferro. L’incanto del fuoco, il suo rigore monacale del silenzio; alchimia dell’anima, come centrava ed equilibrava qualcosa dentro di lui, così al di fuori uscivano pezzi sempre più puliti, limpidi, che traspirano la sua grande spiritualità. Elementi contrapposti in perfetto equilibrio, positivo e negativo, liscio e ruvido, ghiaccio e fuoco; le antinomie si esaltano, nei corpi rotanti la terra e la copertura della neve, frutto di tecnica e ricerca continua. Essenzialità del linguaggio e rigore stilistico, altissimo livello tecnico maturato in un isolamento soprattutto interiore.» Bacchiaz Diana, La spiritualità di Adriano Leverone, “In Genova e Liguria Magazine”, maggio-giugno 2009, p. 66-69.