Monumenti Pubblici

LE OPERE – DALLA TERRA AL CIELO
«È il seme che fa germogliare dalla terra una nuova vita. Il seme è una forma perfetta per conquistare seduzioni
ascensionali e creative. Adriano Leverone indaga da sempre la natura nei suoi aspetti misteriosi e primigeni da
tradurre intanto nel grès, che è il suo referente preferito per la ruvida e calda tattilità procurata dalla ceramica.
Da qui nasce l’armonia tridimensionale che si specchia nell’idea ricorrente di quella prima forma essenziale e si
evolve compositivamente anche in senso volumetrico senza smarrire lo spirito del modello d’avvio. Il monumento
concepito nel bronzo per il “Cimitero dei Pini Storti” di Sestri Ponente entra felicemente in tale logica di pensiero e
di realizzazione. Il nostro scultore ha interpretato magistralmente il concetto della morte che non è da considerarsi
la fine ineluttabile della vita se la si considera in termini strettamente naturalistici, dove il ritorno alla terra dei corpi
aiuta appunto a far germogliare nuove esistenze.» Adriano Leverone: Dalla terra al cielo, a cura di Luciano Caprile.
Chiavari, 2004.

LE OPERE – IL FILONE DELL’ARDESIA
«Così nei dieci pezzi giustapposti che costruiscono il “filone”, i graffi, i segni, le levigature e le asperità che animano
la superficie della scultura in un gioco di luci e di ombre che muta al mutare del punto di vista, non rispondono
solo ad una ricerca estetica che trasfigura un materiale inerte, ma alludono all’intervento dell’uomo, al segno
dello scalpello e della mina, all’incavo prodotto dalla goccia d’acqua, al taglio meccanico, persino al carattere
sedimentario dell’ardesia, allo “scarto” venato dal bianco della calcite, per ricomporre poi queste variazioni,
suggerite da una conoscenza legata all’uso, nell’unità compiuta di una forma sinuosa e vibrante, che sembra
muoversi e penetrare come un cuneo nei blocchi terrosi (in grès, ndr) che la stringono, sopra e sotto. […] L’estrema
raffinatezza e la sostanziale semplicità del manufatto, incredibilmente sinergichee in equilibrio con i contenuti
forti, esplicitamente individuati dall’artista come fonte primaria dell’ispirazione di questo suo lavoro, testimoniano,
se ancora ce ne fosse bisogno, di come la scultura contemporanea possa trarre profitto da una committenza specifica,
che in qualche modo consenta all’artista di materializzare un messaggio non autoreferenziale, o comunque
limitato al mondo ristretto degli appassionati d’arte contemporanea, ma rivolta anche e soprattutto alla comunità cui
sente di appartenere, coniugando così le esigenze della propria ricerca con un sentimento di intensa “simpatia” e
di condivisione dei valori nei confronti del contesto in cui opera.» Adriano Leverone: il filone dell’ardesia, a cura di
Sandra Solimano. Chiavari (GE), 2002.

LE OPERE – EPPUR TI VEDO
«Adriano Leverone è un artista che produce utilizzando i materiali ceramici. Un artista contemporaneo. Un artista
che conosce i segreti della ceramica e la utilizza per raccontare le proprie emozioni, le proprie idee, le proprie
suggestioni. Un artista che da decenni è al centro del dibattito artistico generale, che produce molto, che espone
in personali e collettive di livello nazionale e internazionale. Un artista che installa opere nelle città, dialogando con
contesti urbani e con le loro storie. […] Ma la tecnica, nel suo lavoro, non sovrasta mai il senso poetico delle opere.
La installazione che presentiamo a Faenza è in continuità con la ricerca stilistica e contenutistica che Leverone ha
maturato nel tempo e ben rappresenta la sua essenza lirica e formale.» Massimo Isola. Faenza, 2018.

LE OPERE – SEI SCULTURE AL MUSEO DI SETO (JPN)
«Adriano Leverone ha svolto una serie di attività artistiche a Seto (JPN) come artista invitato al “Seto International
Ceramic & Glass Art Exchange Program” dall’8 gennaio fino al primo marzo del 2008. In quell’occasione ho avuto
modo di constatare con quanto impegno lavorasse per creare opere utilizzando l’argilla giapponese. Il suo intento,
infatti, era di incorporare nelle sue sculture la cultura giapponese. Questo suo desiderio mi colpì profondamente.
Le sei opere, create durante quel periodo, sono conservate nella collezione del “Museo d’arte” di Seto e più volte
sono state esposte in mostre in altri musei d’arte.
Inoltre, attraverso le sue attività artistiche e le diverse esperienze come le lezioni integrate con diapositive, il workshop,
la visita alla città di Seto, alle scuole medie e l’interazione con gli artisti locali, penso di aver potuto introdurre
Adriano alla cultura del Giappone. Grazie a tutte queste esperienze vissute insieme, ho potuto conoscere la sua
personalità stupenda.
Per me sarà sempre un impegno continuare a tenere viva la sua memoria e che le sue opere create a Seto restino
per sempre nella città di Seto.» Hattori Fumitaka. Seto (JPN), 2023.

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